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"Retromania", il celebre libro di Simon Reynolds del 2011, spiegava come grazie all'avvento di Internet tutto il mondo si fosse ritrovato tra le mani un grandissimo archivio che forniva la possibilità di accedere al passato in maniera semplice e veloce, generando la più forte esplosione revivalistica degli ultimi 15-20 anni. Forse per risposta alla provocazione, o forse semplicemente perché erano maturi i tempi, da quell'anno una copiosa serie di uscite futuristiche e dalle sonorità ultratecnologiche ha trovato il modo di mettere in discussione la tesi di Reynolds. Quello che è successo dal controverso Far Sede Vertual di James Ferraro, vera e propria pietra miliare che ha incoraggiato l'avvio del genere, a Garden of Delete di Oneohtrix Point Never, che è evidentemente un punto di non ritorno, ha assunto importanza tale da spingere il critico Adam Harper a rinominare il tutto col nome "Estetica hi-tech". È infatti un vero e proprio macrogenere, che spazia dall'eleganza da sound designer dell'ambient per arrivare al furore anfetaminico della gabber, passando per il grime e addirittura il pop. Porre l'obiettivo di tratteggiare un quadro generale di questo movimento significa inevitabilmente parlare dell'elettronica pre-2011, quindi degli Autechre e di etichette come Hyperdub, Warp, Raster No-ton, Mille Plateaux, Editions Mego, per poi presentare e discutere ampiamente la discografia dei protagonisti degli anni che vanno dal 2011 a oggi, considerando il loro interesse per l'aspetto politico, sociale e filosofico. Prefazione di Valerio Mattioli; introduzione di Manlio Perugini; postfazione di Demented Burrocacao.